giovedì 23 marzo 2017

NESSUN MOTIVO
Seconda Parte

La prima parte la trovi qui

Non era una sua compagna di classe. Non sapeva neanche in che sezione fosse. Quando l’aveva vista per la prima volta aveva pensato che fosse più grande di lei, di due o anche tre anni. Aveva anche pensato che potesse addirittura essere una ripetente. Ma di una cosa si era resa subito conto: era come lei. Aveva lo stesso sguardo, che si posava indifferente su tutto, come se guardasse senza vedere. La prima volta l’aveva notata mentre passeggiava per i corridoi della scuola durante la pausa pranzo, ma non si erano neppure guardate. La seconda volta, invece, i loro sguardi si erano incrociati. E la terza volta, lei le si era avvicinata, e per prima aveva parlato. Si chiamava Aiko. Sebbene dimostrasse qualche anno in più, lei e Himeko avevano la stessa età. Estranea. Questa parola poteva descrivere Aiko nel modo migliore. Durante la sua infanzia non aveva avuto molto, a parte il divorzio tra i suoi genitori. Le difficoltà l’avevano fatta crescere in fretta, e questo aveva scavato tra lei e le sue coetanee un solco destinato ad allargarsi con gli anni. Anche per lei non nutriva alcun interesse per i comuni discorsi delle ragazze. E anche per lei le chiacchiere tra ragazzi erano del tutto irrilevanti. A differenza di Himeko, inoltre, i suoi risultati a scuola erano più scarsi, e non aveva alcun successo con i ragazzi. Con gli anni aveva imparato a considerare il mondo come un posto esclusivo dal quale lei sarebbe stata sempre tenuta fuori, perché non era carina, perché non era socievole, perché non seguiva questa moda o non le piaceva il tale attore o la tale cantante. D’altra parte, in un certo senso, non le importava nemmeno farne parte, perché non riusciva a vederne il fascino. Ciò che invece cercava era un mondo alternativo, un mondo in cui anche una come lei potesse esistere in modo compiuto e gratificante. Ed è superfluo aggiungere che nei suoi sedici anni di vita aveva realizzato che nulla di tutto ciò esisteva né sarebbe mai esistito. Il terrazzo sul quale Himeko si trovava era quadrato e chiuso da una ringhiera composta da pali di ferro arrugginiti in superficie. Alti circa un metro, erano messi a un metro e mezzo l’uno dall’altro, e tra essi era stesa una rete di filo di ferro inguainato, come quelle dei campi da tennis. Ad appoggiarcisi, tutta la struttura si fletteva pericolosamente verso l’esterno. Al centro del terrazzo c’era una minuscola costruzione: era lo stanzino in cui erano ospitate le caldaie e il motore dell’ascensore. Da lì si accedeva anche alla tromba delle scale. Dal suo tetto piatto si alzava l’antenna della TV, e la parabola puntava il cielo come i radar dei cartoni animati. La porta dello stanzino si aprì, e Himeko si girò di scatto, impaziente. Aiko sbirciò il terrazzo, vide l’amica e le si avvicinò. « Sei un po’ in ritardo.» la rimproverò la prima « Dove sei stata?» « Ho fatto fatica a trovare il posto.» si giustificò la ritardataria « La mappa che mi hai fatto sul quaderno era abbastanza complicata.» Si guardarono negli occhi, a lungo cercando la conferma del loro intento, poi, ad un cenno di Aiko, le ragazze si andarono a sedere in un posto riparato dal vento e aprirono un quaderno. Confabularono a lungo, sedute l’una vicino all’altra, stringendosi il più possibile per ripararsi dall’aria che diventava sempre più fredda man mano che la sera avanzava. A quell’ora forse le stavano già cercando. Himeko sapeva che la sua assenza dal club sarebbe stata notata e Aiko sapeva che sua madre, con la quale viveva, avrebbe notato il suo innaturale ritardo. Senza accorgersene cominciarono a singhiozzare, poi a piangere. Decisero ciò che andava scritto, e firmarono entrambe il foglio con mano tremante. Lo strapparono dal quaderno ad anelli e lo misero in una delle due cartelle, che appoggiarono vicino alla ringhiera di recinzione, in modo che venisse agevolmente ritrovata. Si asciugarono gli occhi con un lembo dell’uniforme, e sentirono il bruciore che il vento causava sulla pelle irritata dalle lacrime. Scavalcarono con cautela la traballante recinzione, rimanendo in precario equilibrio sul cornicione. Il vento proveniente dal basso gonfiava loro le gonne. Le scarpe con la suola di cuoio offrivano una presa molto scarsa sul cemento, e le mani che stringevano la rete metallica cominciavano a far loro male. Guardavano in basso piangendo: sul marciapiede sotto di loro la città continuava ignara la sua frenetica vita. Alzarono gli occhi e si scambiarono uno sguardo d’intesa. La destra dell’una strinse la sinistra dell’altra, poi lasciarono simultaneamente la presa sulla rete. Himeko mantenne gli occhi aperti durante la caduta. Vide la strada sotto di sé, poi il muro del palazzo dal quale si erano gettate scorrere velocemente, quindi il cielo scuro e gelido e i grattacieli e di nuovo la strada. Stringeva ancora forte la mano di Aiko, che non aveva mai lasciato nonostante i forti strattoni che avevano accompagnato le capriole durante la caduta. Si tirarono l’una verso l’altra e riuscirono ad abbracciarsi. Il tonfo dei due corpi sull’asfalto. La folla impazzita. La polizia. L’inutile chiamata di un’ambulanza. Il trasporto in ospedale. L’identificazione dei corpi e la comunicazioni ai parenti. Il ritrovamento delle cartelle delle due ragazze. Il foglio di quaderno macchiato di lacrime: “Non abbiamo un motivo per morire, ma non ne abbiamo nemmeno uno per vivere.”

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martedì 14 marzo 2017

NESSUN MOTIVO
Prima Parte

Il vento soffiava tagliente, per essere in primavera, e il cielo grigio non prometteva nulla di buono. Dalla terrazza del palazzo su cui si trovava, Himeko poteva vedere bene, sotto la campana di nubi, le strade sottostanti brulicanti di auto e di persone. Tutt’intorno a lei, i grattacieli sembravano circondare minacciosi quel palazzo più basso. All'interno degli uffici le luci erano già accese, e sforzandosi la ragazza poteva arrivare a vedere anche gli impiegati intenti al lavoro. Ma non le importava. Fece un profondo respiro. L'aria fredda la fece rabbrividire nell'uniforme scolastica. A quell’altezza l’odore acre dello smog della metropoli non arrivava, e se non fosse stato per i rumori del traffico, chiudendo gli occhi avrebbe potuto immaginarsi sulla cima di una collina. Era in anticipo, perché dopo la scuola non se l'era sentita di andare al club, ed era rimasta in giro per la città, in attesa che arrivasse l'ora dell'appuntamento. Forse avrebbe fatto meglio ad aspettare in un bar, o in una sala giochi. A star lì all'aperto le sarebbe venuto un malanno. Sorrise mesta di quest'ultima considerazione, e si mosse fino a raggiungere il lato opposto del terrazzo sul quale si trovava. Da lì si poteva vedere l'autostrada, con il suo carosello multicolore di veicoli in marcia. Ma anche quella vista le era del tutto indifferente. Si chiese improvvisamente da quanto tempo andasse avanti cosi, e non seppe darsi una risposta. Guardava attraverso lo spettacolo del mondo come attraverso un limpido cristallo, al di là del quale non c'era nulla. La moda e la musica che tanto interessavano le sue compagne di classe, non l’attraevano. I videogiochi e lo sport di cui i suoi coetanei discutevano animatamente durante l’intervallo, non la entusiasmavano. Lo stesso valeva per le soap davanti alle quali sua madre passava attenta le ore del pomeriggio, o per la maggior parte dei discorsi che facevano gli insegnanti durante le lezioni. Di tutte queste cose percepiva solo la terribile vacuità. Non c’era nulla di fondamentale in ciò che le stava attorno, nulla che fosse da ottenere ad ogni costo, con uno sforzo immane e con la soddisfazione di avercela finalmente fatta. Ma che cosa ci poteva essere di fondamentale? La scuola, in fondo, era solo una questione di parole. Si trattava di ripetere ciò che veniva detto, e di fare come veniva detto di fare. I suoi genitori le davano non solo più di quanto chiedesse, ma più di quanto avrebbe mai pensato di chiedere, e senza che lei dovesse fare poi molto in cambio. Era come continuare a mangiare per forza: nauseante. Il chiacchiericcio senza fine delle altre ragazze ormai la infastidiva come nemmeno i talk show in tv riuscivano a fare. Non ricordava da quanto ormai il mondo avesse cominciato ad avvizzirle attorno, ma era ormai da molto che temeva queste sue sensazioni. Temeva di essere la sola a pensarla cosi. Ne parlava, a volte, con i ragazzi che le si avvicinavano, ma questi scappavano a gambe levate. Aveva provato a parlarne, timidamente, anche a casa, ma tutto ciò che aveva ottenuto dai suoi genitori erano sguardi esterrefatti, e repliche stizzite di chi riteneva, in buona fede, di aver fatto tutto il possibile. Le avevano dato tutto ciò che loro da giovani avevano desiderato e non avevano potuto avere. Davanti a considerazioni di questo tipo, Himeko non poteva fare altro che sentirsi come un’ingrata. Ma dentro di lei, sentiva che c’era qualcosa oltre al semplice “dare”. C’era qualcosa, al di là della scuola, del lavoro, dei vestiti e delle chiacchiere. C’era sicuramente qualcosa, oltre tutto ciò che la tv le vomitava in casa chiamandolo vita, perché non era possibile che tutto si riducesse a lavorare per acquistare un nuovo cellulare, un nuovo vestito, un nuovo cd, ed a trovare in qualche modo il tempo per essere moglie e madre. Ci doveva essere qualcosa, che forse non aveva nemmeno un nome e che probabilmente faceva la differenza, che doveva fare la differenza. E tuttavia, il tempo l’aveva convinta che non era così. Tutto avrebbe continuato ad andare avanti come sempre, senza nessun significato.

Continua...

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venerdì 3 marzo 2017


Proprio ora, la Terra fa inconsapevolmente parte di un'alleanza spaziale di difesa chiamata Lega Stellare, a cui si è trovata ad aderire in tempi ormai remoti e circostanze poco chiare. Per la Lega Stellare il pianeta, situato al confine dei suoi domini, non è particolarmente importante, se non per il fatto che sia anch'esso popolato di esseri umani, e rappresenta solo un posto come un altro dove reclutare soldati e requisire materiali, lasciando completamente all'oscuro la popolazione terrestre. Ma quando, in seguito a quello che sembra un banale sconfinamento, si scoprirà che un'altra popolazione umana proveniente dall'esterno della Lega Stellare è interessata alla Terra, la Lega Stellare si ergerà a difesa del suo inconsapevole alleato. Il comandante Mackenzie e i suoi uomini si troveranno ad affrontare un lungo viaggio e a combattere aspre battaglie che rivoluzioneranno il destino di due mondi.

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